Proprio nel luogo in cui nasce la legge del nostro Paese, quella stessa legge non ha diritto di entrare. E' questo il risultato dell'autodichia, una prerogativa del parlamento italiano che affida ad appena una ventina di persone (i componenti dell'ufficio di presidenza di ciascuna camera) la più totale autonomia decisionale in numerosi ambiti, sfuggendo al controllo, tra gli altri, della legge ordinaria, della Guardia di Finanza, della Corte dei Conti e degli ispettori del lavoro.
venerdì 4 dicembre 2015
Ddl riforme: Grasso, auspico conclusione percorso nei prossimi mesi
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 03 dic - "L'auspicio che
nei prossimi mesi si compia l'importante percorso di riforme
costituzionali" e' stato espresso dal presidente del Senato,
Pietro Grasso, nel suo intervento al convegno 'Costruire il
Nuovo Senato'. Grasso ha ricordato che, in parallelo, "nuove
risposte si attendono dalla Corte costituzionale su temi
(come l'autodichia) che da sempre identificano la sfera di
autonomia parlamentare".
Infine Grasso si e' augurato che "al livello dell'Unione
europea si trovino assetti idonei a migliorare l'interazione
dei parlamenti nazionali con le istituzioni europee".
CONSULTA: BUEMI (PSI), REGOLE PUNTUALI ANCHE PER LA CORTE
ROMA, 3 dic - "L'ultima trasmissione di Report ha dimostrato che esigenze di bilancio, ma anche impegni internazionali e buon andamento amministrativo, possono suggerire di non travolgere atti o situazioni, radicatesi sulla base della legge dichiarata incostituzionale. Il disegno di legge proposto, perciò, pone definitivamente termine alla diatriba sulle condizioni, per cui la Corte potrà ritardare gli effetti delle sue sentenze".
giovedì 29 ottobre 2015
Presentazione del Libro Lo scudo di cartone
Lo scudo di cartone. Diritto politico e riserva parlamentare -
Presentazione del libro di Giampiero Buonomo
(Rubbettino Università Editore)
a questo link puoi riascoltare la presentazione del libro:
Lo scudo di cartone. Diritto politico e riserva parlamentare - Presentazione del libro di Giampiero Buonomo (Rubbettino Università Editore)
Allocuzione in Ara Coeli alla presentazione del 28 ottobre 2015
mercoledì 21 ottobre 2015
Lettera aperta a Beniamino Piccone su Autodichia
Lettera di commento all'articolo La follia dell’autodichìa di Beniamino Piccone del 19 ottobre 2015
Gentile professor Piccone,
Le siamo grati di aver dato
visibilità, sul Suo blog ("La
follia dell’autodichìa", 19 ottobre 2015), alla battaglia con
cui è stata portata "in Corte Costituzionale la questione di uno dei più
arcaici privilegi, di stampo monarchico, che vige ormai unicamente al mondo
presso gli organi costituzionali nel nostro Paese", l'autodichia. I
radicali sono parte non secondaria di questa battaglia, da quando il ricorrente
perse i suoi avvocati per aver depositato in Cassazione un gruppo di disegni di
legge, tra cui quello proposto da Rita Bernardini nella scorsa legislatura.
Forti di questa primazia, vorremmo però invitarla a non cadere nel vizio
metodologico con cui spesso questa complessa questione viene affrontata.
C'è chi depreca l'autodichia perché
consente retribuzioni fuori mercato per un migliaio di dipendenti pubblici, ma
poi la invoca per impedire loro di ricorrere contro il taglio extra-legale
delle predette retribuzioni. C'è chi depreca l'autodichia perché le Camere
hanno accordato "in house" il retributivo ai vitalizi degli ex
parlamentari, ma poi la invoca per revocare i predetti ai condannati con una
semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza. C'è chi depreca l'autodichia
perché consente di tenere portaborsi sottopagati al nero senza versamenti
contributivi, ma poi lascia la nostra Bonino da sola a votare a favore
dell'accesso degli Ispettori del lavoro in Senato. C'è chi depreca l'autodichia
perché consente l'accesso ai lobbisti ai Palazzi senza un registro pubblico, ma
poi la invoca quando uno di loro viene escluso dai palazzi senza possibilità di
ricorrere al giudice contro l'esclusione. C'è chi depreca l'autodichia perché
il riparto dei tempi per l'accesso ai mezzi radiotelevisivi è deciso
politicamente da una Commissione bicamerale, ma poi la invoca quando i radicali
esclusi ricorrono al TAR contro il riparto. C'è chi depreca l'autodichia perché
le nomine alle Authoritiesvengono fatte in Parlamento senza curriculum
pubblici depositati, ma poi la invoca quando qualcuno ricorre alla Corte
d'appello contro la carenza di titoli del nominato.
Questo avviene perché l'autodichia è
una procedura, più che un privilegio: essa sottrae al giudice la possibilità di
rivalutare atti che avvengono all'interno dei Palazzi del potere. Noi abbiamo
proposto che questa sottrazione si limitasse agli atti della funzione
dell'organo costituzionale (per il Parlamento, fare leggi o emendamenti e
svolgere interrogazioni), dando invece libero accesso allo Stato di diritto
quando si agisce come una qualsiasi altra pubblica amministrazione. Vediamo che
la sentenza n. 120 del 2014 ha iniziato ad affacciare questo concetto, e siamo
fiduciosi che la battaglia di Piero porterà ad una piena affermazione dello
Stato di diritto nella gestione amministrativa dei palazzi del potere.
Come per tutte le procedure,
potranno giovare ora all'una, ora all'altra parte: ottima occasione per
risistemare l'intera materia con una legge, pessima occasione per
ridimensionare in termini di "voracità" le giuste doglianze degli
interessati. Spezzare il circolo vizioso dell'autodichia si può, a costo di
approcciarsi ad essa con onestà intellettuale: quella che a Lei, siamo certi,
non mancherà, dando pubblicità sul Suo blog alla presente lettera.
Con i migliori saluti
Irene Testa, Coautrice insieme ad
Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca, lo Scudo dell'Autodichia
Maurizio Turco, già parlamentare
Radicale e membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera
mercoledì 5 agosto 2015
CAMERA: SU AUTODICHIA COLGA OCCASIONE PER RIPENSARE A UN PRIVILEGIO ORMAI UNICO AL MONDO
Dichiarazione di Irene Testa coautrice con A. Gerardi del libro “Parlamento Zona Franca, lo Scudo dell’Autodichia” e della Direzione Nazionale di Radicali Italiani
Tra poco meno di un’ora la Camera è chiamata a votare sul caso del dipendente del Senato Piero Lorenzoni, demansionato e ricorrente in Cassazione, che con la sua battaglia è riuscito a portare in Corte Costituzionale, partendo dalla sua storia personale, la questione di uno dei più arcaici privilegi, di stampo monarchico, che vige ormai unicamente al mondo presso gli organi costituzionali nel nostro Paese: l’autodichia.
Mi auguro che i pochi deputati rimasti in prossimità delle ferie estive, riflettano sul vulnus allo stato di diritto rappresentato dall’istituto dell’autodichia e non si lascino sfuggire l’occasione di liberare le istituzioni da un retaggio che vuole il Parlamento al di sopra della legge vigente nel resto del Paese.
http://autodichia.blogspot.it
Mi auguro che i pochi deputati rimasti in prossimità delle ferie estive, riflettano sul vulnus allo stato di diritto rappresentato dall’istituto dell’autodichia e non si lascino sfuggire l’occasione di liberare le istituzioni da un retaggio che vuole il Parlamento al di sopra della legge vigente nel resto del Paese.
http://autodichia.blogspot.it
Lettera al giornalista Sergio Rizzo del Corriere della Sera
Lettera al giornalista Sergio Rizzo del Corriere della Sera
ABOLIZIONE AUTODICHIA: BUEMI, NON E' UNA MIA BATTAGLIA IN SOLITARIA
"Stimato dottor Rizzo,
La ringrazio di aver evidenziato oggi sul Corriere della Sera le conseguenze negative che derivano dalla sopravvivenza dell'istituto dell'Autodichia nel Parlamento italiano (unico nel panorama delle democrazie del XXI secolo, secondo la sentenza Corte cost. n. 120 del 2014). Unico motivo di precisazione, che traggo dalla lettura del Suo pregevole articolo, è quello secondo cui vi sarebbe un generale consenso - ai limiti della connivenza - per il mantenimento in vita di questo istituto.
mercoledì 20 maggio 2015
Rassegna stampa su questione vitalizi ai condannati
Mattarella: al Quirinale divieto di cumulo tra retribuzione e pensione e tetto agli stipendi, come i manager
"All’interno della presidenza della Repubblica ha disposto l’applicazione del tetto alle retribuzioni (240mila euro) stabilito per i manager pubblici." «Il Presidente della Repubblica - si legge nella nota - con il decreto presidenziale n. 1 del 23 febbraio 2015 ha disposto, nei confronti di tutti i soggetti che svolgono funzioni all’interno della Presidenza, l’introduzione del divieto di cumulo delle retribuzioni con trattamenti pensionistici erogati da pubbliche amministrazioni. Questo divieto - previsto dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, art. 1, comma 489 - non era, per sua espressa disposizione, direttamente Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/vOBKAi
I giudici costituzionali guadagnano troppo. Comodo dirlo adesso
di Dimitri Buffa
Comodo dirlo e scriverlo adesso. Che i giudici costituzionali guadagnano troppo. I più pagati del mondo con i circa 26 mila euro lordi di stipendio mensile che si trasformano in pensioni di equivalente portata dopo i nove anni del rispettivo mandato. E che quando c’era la lira guadagnavano 26 milioni di lire al mese. Sempre lorde. Con un cambio lira euro simile a quello fatto dai bottegai nei prezzi dopo il 2000.
Comodo dirlo e scriverlo adesso. Che i giudici costituzionali guadagnano troppo. I più pagati del mondo con i circa 26 mila euro lordi di stipendio mensile che si trasformano in pensioni di equivalente portata dopo i nove anni del rispettivo mandato. E che quando c’era la lira guadagnavano 26 milioni di lire al mese. Sempre lorde. Con un cambio lira euro simile a quello fatto dai bottegai nei prezzi dopo il 2000.
domenica 1 marzo 2015
Docenti universitari rispondono al questionario della campagna "NOAUTODICHIA"
RISPOSTE AL QUESTIONARIO
DELLA CAMPAGNA "NOAUTODICHIA"
PERVENUTE DAI DOCENTI UNIVERSITARI
INTERPELLATI
venerdì 27 febbraio 2015
DA LAURA BOLDRINI, CHE CI ANDATE A FARE?
Dichiarazione di Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca, rivolta all'Associazione Allegato B che ieri ha chiesto un incontro alla Presidente della Camera sullo stato di "assoluta precarietà e incertezza lavorativa" in cui versano i lavoratori del Palazzo:
«Sei un contrattista al nono rinnovo annuale, in violazione delle direttive europee? Sei un portaborse, a cui ogni mese minacciano l'esclusione dalla mensa? Sei un dipendente di Gruppo, a rischio di tornare a casa appena il gruppo parlamentare va sotto soglia? Un addetto ai piani degli immobili di Scarpellini? Un precario del servizio di ristorazione, soppresso e ricostituito ogni tre per due?
Non umiliarti all'ennesima petizione ai Presidenti di Camera o Senato!
Non chiedere di lavorare baciando la pantofola del Sultano!
I diritti conculcati, oltre ogni livello di dignità, hanno un GIUDICE cui ricorrere, quello di tutti gli altri cittadini!
ABBASSO L'AUTODICHIA, che ci tratta come sudditi!
giovedì 26 febbraio 2015
NON SIAMO I PRIGIONIERI DI ZENDA
FIRMA ANCHE TU CONTRO GESTIONE PERSONALE DEGLI ORGANI COSTITUZIONALI. BASTA UN SEMPLICE CLIC!
Dichiarazione di Irene Testa coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca, e diMaurizio Turco, già parlamentare Radicale e membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera
I Presidenti delle Camere si fanno belli con l’opinione pubblica, mediante l’autodichia: i vitalizi degli ex parlamentari condannati saranno tagliati senza una legge.
Il metodo seguito per regolare “in casa” i rapporti di lavoro, sottraendoli al giudice di tutti gli italiani, ora viene utilizzato per tutta una serie di vicende: si invoca la presunta autonomia normativa dei Consigli di Presidenza delle Camere ogni qualvolta non si ha la forza, il coraggio, la competenza e la professionalità giuridica per scrivere una proposta di legge e sottoporla alle due Camere che ancora, fino a prova contraria, hanno la competenza legislativa.
Dichiarazione di Irene Testa coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca, e diMaurizio Turco, già parlamentare Radicale e membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera
I Presidenti delle Camere si fanno belli con l’opinione pubblica, mediante l’autodichia: i vitalizi degli ex parlamentari condannati saranno tagliati senza una legge.
Il metodo seguito per regolare “in casa” i rapporti di lavoro, sottraendoli al giudice di tutti gli italiani, ora viene utilizzato per tutta una serie di vicende: si invoca la presunta autonomia normativa dei Consigli di Presidenza delle Camere ogni qualvolta non si ha la forza, il coraggio, la competenza e la professionalità giuridica per scrivere una proposta di legge e sottoporla alle due Camere che ancora, fino a prova contraria, hanno la competenza legislativa.
venerdì 20 febbraio 2015
PERCHÉ L'AUTODICHIA NON È QUESTIONE DI SOLDI
Siamo giunti in possesso della lettera che l'autore del ricorso contro l'autodichia ha inviato la settimana scorsa a tutti i dipendenti del Senato. Eccola:
"Cari Tutti,
apprendo con favore, dalla mail recentemente diramata da alcuni sindacati,
che le doglianze di moltissimi dipendenti - contro le recenti decisioni del
Consiglio di Presidenza in materia retributiva - potranno giovarsi delle
vicende legali che in assoluta solitudine sostengo, da almeno nove anni, ad esito del demansionamento illegittimamente subìto, positivamente riconosciuto (allo stato unico caso) e passato in giudicato nel 2006.
martedì 10 febbraio 2015
Mattarella: Irene Testa, serve ventata di novità su autodichia degli organi costituzionali
Autodichia e documenti fantasma
Articolo pubblicato su www.lindro.it di Paola Alunni
Ecco perché un giudice terzo non può controllare gare, appalti e soprattutto cause di lavoro
Ecco perché un giudice terzo non può controllare gare, appalti e soprattutto cause di lavoro
Succede che la politica si perda in discussioni
marginali e che l'informazione cavalchi la demagogia. Succede soprattutto se si
parla di Autodichia, il principio grazie al quale Camera e Senato possono avere
massima libertà di manovra. Un giudice terzo infatti non può entrare né
a Montecitorio, né a Palazzo Madama: nessun controllo su bilanci, conti, gare
d'appalto, affitti e cause di lavoro. Però è stato deciso di tagliare gli
stipendi dei dipendenti. Attenzione, perché le due cose apparentemente sembrano
scollegate, ma non è così. Il taglio degli stipendi Da
gennaio è operativo il taglio degli stipendi dei dipendenti di Palazzo Madama.
Contenti Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella e con loro tanti lettori. Finalmente
tagliano ai ricchi. E' vero, una segretaria solo per il fatto di aver
vinto un concorso al Senato, può guadagnare dieci volte di più di una segretaria
di una pubblica amministrazione qualsiasi. Pur avendo le stesse mansioni. Eppure
le cose non stanno così.
martedì 16 dicembre 2014
Affitti d’oro-Autodichia. Intervista al geometra Lorenzoni dopo l’udienza delle sezioni unite sul suo ricorso contro l’autodichia
15-12-2014
Dopo la decisione dell'ufficio di presidenza della Camera sugli affitti d'oro, di cui si sta parlando in questi ultimi giorni, ritorna all'ordine del giorno il tema autodichia. Ne vogliamo parlare con il geometra Piero Lorenzoni, per sapere, nello specifico, qualcosa riguardo alle posizioni di chi sostiene che l'autodichia oggi non serve più e che è quindi contro i principi costituzionali, è sconosciuta in Europa e nel mondo, eppure sarebbe comoda per 'rimettere le cose a posto' in organi costituzionali su cui è difficile agire. Ciò che chiediamo al geometra è, appunto, che ne pensa del ricorso che lui stesso ha presentato e che ha portato ad una sentenza molto importante della corte costituzionale.
15-12-2014
venerdì 12 dicembre 2014
PENSIONI D'ORO PARLAMENTO. IRENE TESTA, PER DIFESA AUTODICHIA COMMEDIA DELL'ASSURDO
Dichiarazione di Irene Testa, coautrice del volume "Parlamento zona franca" in riferimento alle notizie pubblicate stamani da Repubblica nell'articolo "Camera, a rischio i tagli sulle pensioni d'oro dovrà decidere la Consulta", a firma di Tommaso Ciriaco, dichiara:
«Il cul de sac in cui si va cacciando il Parlamento, per il suo ossessivo ossequio al feticcio dell'autodichia, sta rasentando la commedia dell'assurdo. Dopo averci spiegato in Corte costituzionale che i giudici domestici si cucinano in casa un controllo di costituzionalità decentrato, dopo aver detto a Silvio Berlusconi che la sua richiesta di portare alla Consulta la legge Severino era inammissibile, oggi la maggioranza dem - che governa l'organo di autodichia della Camera - butta la palla a palazzo della Consulta per non decidere sul taglio alle pensioni d'oro dei dipendenti del Parlamento. Il groviglio parrebbe frutto soltanto del desiderio di compiacere alti burocrati con pensioni mensili a quattro zerI, se non montasse un altro, e più grave sospetto: perché, come già con gli affitti d'oro di Scarpellini, la Camera si ostina a ritagliare, con proprie delibere, coriandoli di disciplina di legge "esterna"? Perché, nell'adattamento della normativa appaltistica e pensionistica al proprio interno, gli organi costituzionali apportano modifiche, che poi si rivelano insostenibili ad un sindacato giurisdizionale?
giovedì 27 novembre 2014
L'Europa contro il precariato: non vi sono lavori esenti
Irene Testa, coautrice con Alessandro Gerardi del libro: "Parlamento Zona Franca", e Maurizio Turco, tesoriere del Partito radicale, hanno così commentato la sentenza odierna della Corte di giustizia dell'Unione europea sui precari della scuola:
"La prima conclusione della sentenza della Corte di Lussemburgo sui precari trascende il caso della scuola e si rivolge a tutti i datori di lavoro, sia pubblico che privato: non esistono ambiti esenti dall'obbligo di prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato".
mercoledì 26 novembre 2014
ALL’AULARIO DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
di Irene Testa
Il corso di diritto costituzionale del professor Lorenzo Chieffi è famoso per le tematiche dei diritti civili, che lo porteranno a coordinare nel fine settimana - tra tutte le Università campane - un importante convegno sulla famiglia omosessuale. Eppure, il 24 novembre 2014, nell’aula C dell’Aulario di Santa Maria Capua Vetere, gli studenti della Seconda università di Napoli erano chiamati a studiare due sentenze della più recente giurisprudenza costituzionale in tema di procedimento legislativo ed istituzioni parlamentari: la “sentenza Amato” (n. 120/2014, sull’autodichia) e la “sentenza Cartabia” (n. 32/2014, sui limiti di omogeneità in ordine all’emendabilità dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge).
mercoledì 19 novembre 2014
Autodichia. Un'udienza storica

Autodichia. Un'udienza
storica
L'udienza
delle sezioni unite civili della Corte di cassazione, il 18 novembre 2014
nell'aula magna al secondo piano del Palazzaccio, ha avuto lo svolgimento
pacato e meditato delle occasioni che fanno la storia del diritto.
La causa numero 5 al ruolo d'udienza, Lorenzoni contro Senato della Repubblica, ha avuto inizio con la relazione del cons. Amoroso, che ha ricordato le precedenti fasi di causa sia in termini di giustizia domestica, sia in termini di rito in Cassazione, fino alla rimessione alla Corte costituzionale ed all'emanazione della sentenza n. 120.
Ha quindi avuto la parola il difensore del ricorrente, l'avvocato A. Sandulli, che ha sottolineato la natura della sentenza n. 120 come vero e proprio mutamento di prospettiva nel valutare la questione dei regolamenti parlamentari, secondo i parametri della delimitazione tra i poteri: l'autodichia diventa così materia attinente al rispetto o meno del confine perchè, se si estende oltre gli ambiti funzionali allo svolgimento dell'attività parlamentare, perde la sua legittimazione perchè in tal caso prevale la grande regola dello Stato di diritto ed il regolamento parlamentare diventa fonte di atti lesivi nei confronti del potere giurisdizionale. Spetta al Collegio qui convocato valutare se i rapporti di lavoro dei dipendenti rientrino o meno in questo confine, ma ben due argomenti enunciati dalla sentenza n. 120 fanno propendere per questa conclusione: quello comparativo e quello funzionale; inoltre il Collegio ha espresso la sua posizione, nel medesimo senso, già nell'ordinanza n. 10400. C'è quindi margine per procedere direttamente alla cognizione dei motivi di impugnazione della sentenza domestica di ottemperanza, che disattendeva un giudicato formato e l'obbligo di esecuzione secondo trasparenza e buona fede, gravante sull'Amministrazione del Senato. Per questi motivi si richiede di decidere direttamente nel merito, assumendo pronuncia costitutiva di annullamento della sentenza impugnata e di condannare il Senato a riesercitare i propri poteri con atti immuni dai vizi denunciati.
La causa numero 5 al ruolo d'udienza, Lorenzoni contro Senato della Repubblica, ha avuto inizio con la relazione del cons. Amoroso, che ha ricordato le precedenti fasi di causa sia in termini di giustizia domestica, sia in termini di rito in Cassazione, fino alla rimessione alla Corte costituzionale ed all'emanazione della sentenza n. 120.
Ha quindi avuto la parola il difensore del ricorrente, l'avvocato A. Sandulli, che ha sottolineato la natura della sentenza n. 120 come vero e proprio mutamento di prospettiva nel valutare la questione dei regolamenti parlamentari, secondo i parametri della delimitazione tra i poteri: l'autodichia diventa così materia attinente al rispetto o meno del confine perchè, se si estende oltre gli ambiti funzionali allo svolgimento dell'attività parlamentare, perde la sua legittimazione perchè in tal caso prevale la grande regola dello Stato di diritto ed il regolamento parlamentare diventa fonte di atti lesivi nei confronti del potere giurisdizionale. Spetta al Collegio qui convocato valutare se i rapporti di lavoro dei dipendenti rientrino o meno in questo confine, ma ben due argomenti enunciati dalla sentenza n. 120 fanno propendere per questa conclusione: quello comparativo e quello funzionale; inoltre il Collegio ha espresso la sua posizione, nel medesimo senso, già nell'ordinanza n. 10400. C'è quindi margine per procedere direttamente alla cognizione dei motivi di impugnazione della sentenza domestica di ottemperanza, che disattendeva un giudicato formato e l'obbligo di esecuzione secondo trasparenza e buona fede, gravante sull'Amministrazione del Senato. Per questi motivi si richiede di decidere direttamente nel merito, assumendo pronuncia costitutiva di annullamento della sentenza impugnata e di condannare il Senato a riesercitare i propri poteri con atti immuni dai vizi denunciati.
lunedì 17 novembre 2014
AUTODICHIA: BUEMI (PSI), TRASPARENZA NEGATA IN SENATO, VISIBILITÀ' PIENA IN CASSAZIONE
ROMA, 17 NOV - "Invito tutta la stampa a presenziare, domani, all'udienza pubblica della Corte di Cassazione, nella causa Lorenzoni contro Senato", ha dichiarato il senatore Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia. "Negli atti di causa sono depositati i disegni di legge che da cinque anni cercano di abrogare l'autodichia, a dispetto di chi ritiene si tratti di un principio costituzionale impossibile da abolire."
sabato 15 novembre 2014
Dipendenti Camere. Risposta alla lettera di Domenico Mossello pubblicata da ItaliaOggi
Caro direttore,
vorrei rispondere alla lettera di Domenico Mossello con alcune precisazioni:
1. i dipendenti delle Camere hanno posizioni variegate, sulla questione retributiva: alcuni hanno fatto ricorso ai giudici domestici, altri al giudice esterno (TAR e/o giudice del lavoro), altri ad ambedue, altri a nessuno dei due;
2. un dipendente del Senato è davanti alla Cassazione dal 2011 (quindi ben prima che qualsiasi questione retributiva fosse non diciamo nota, ma neppure pensata) contestando l’autodichia: nonostante le nostre richieste né Grasso né Boldrini hanno mai accettato di desistere dalla difesa dell’autodichia, su una questione di demansionamento accertato e di diritti della persona lesi;
3. l’unico Autore che, dall’interno delle Camere, contesta scientificamente l’autodichia, lo fa dal 1998, con articoli pubblicati da riviste giuridiche - e l’ultima anche ripresa dal nostro sito ((http://autodichia.blogspot. it)) - senza che questo abbia giovato alla sua carriera amministrativa, se è vero che è l’unico ad essere stato “scavalcato” nella recente nomina dei 13 direttori del Senato.
Quindi non ci pare che la battaglia contro l’autodichia sia improvvisamente diventata più facile, alla vigilia della decisiva udienza delle sezioni unite civili della Cassazione del 18 novembre prossimo sul caso del demansionamento in Senato. Comunque invitiamo Mossello, e con lui tutti i lettori di ItaliaOggi, a sintonizzarsi su radio radicale per giudicare da soli la difesa dell’autodichia che frapporranno le Camere.
Per la nostra esperienza, si è trattato e si tratta di una difesa assai strenua, della quale i dipendenti non portano alcuna responsabilità, rispondendo a gestioni amministrative opache che dagli stessi sono soltanto subìte.
Irene Testa
Coautrice insieme all’avvocato Alessandro Gerardi del libro “Parlamento Zona Franca” lo scudo dell’Autodichia.
mercoledì 12 novembre 2014
AUTODICHIA ED AUTOCRINIA DEGLI ORGANI COSTITUZIONALI
Seminario del corso di dottorato di ricerca
in Scienze giuridiche, Giustizia costituzionale
e diritti fondamentali,
Curriculum italo-franco-spagnolo
in Giustizia costituzionale
Pisa, 12 novembre 2014, ore 10
Via del Collegio Ricci, n. 10, Sala verde
Università di Pisa
AUTODICHIA ED AUTOCRINIA
DEGLI ORGANI COSTITUZIONALI
Intervento del consigliere G. Buonomo
Vorrei innanzi tutto ringraziare l'Amministrazione del Senato che, pur essendo pubbliche le mie opinioni, ha espresso il suo nulla osta alla mia allocuzione in questa sede. Al contempo, ringrazio colui che ha convenuto in giudizio la medesima Amministrazione, che ha accettato di arricchire il mio apparato conoscitivo in ordine alle memorie di causa.
L'autodichia delle Camere è frutto del più classico dei paralogismi: si dice che c'è da secoli e si dice che non potrebbe non esserci, violando il criterio popperiano di falsificabilità. In fatto, poi, lo studio approfondito di diritto comparato sincronico, condotto dalla Corte costituzionale, dimostra che l'affermazione è infondata.
Quanto al diritto comparato diacronico, la sentenza del 2010 della Corte suprema del Regno Unito, sul caso Chaytor, ha dimostrato – attingendo ad una corretta ricostruzione dei precedenti anglosassoni – che né sotto il profilo immunitario, né sotto quello della "cognizione esclusiva", si può ricavare una sottrazione degli atti extrafunzionali dalla competenza giurisdizionale ordinaria.
mercoledì 5 novembre 2014
RELAZIONE SCRITTA AL CONGRESSO RADICALE SULLA LOTTA ALL'AUTODICHIA
Sono oramai due anni
che è in corso l'iniziativa radicale, per affermare la legalità nelle
amministrazioni degli organi costituzionali: è tempo di tirare un primo
bilancio, per chiedere al Congresso un giudizio ed un incoraggiamento a
proseguire.
Anzitutto i fatti
positivi, che sono ancor più notevoli perché avvenuti nel pressoché totale
silenzio degli organi di informazione:
1.
Il disegno di legge dei parlamentari radicali a prima firma Rita Bernardini,
per abolire l'autodichia di Camera e Senato, è stato depositato in Cassazione dal
ricorrente di una controversia di lavoro contro il Senato: esso è tra gli atti
parlamentari che hanno provocato il dubbio di costituzionalità, avanzato dalla
Cassazione con ordinanza n. 10400/2013;
martedì 30 settembre 2014
Autodichia a metà.
Stipendi d'oro e notizie a metà
Udite udite: l'ufficio di presidenza della Camera dei Deputati martedì 30 settembre ha votato il via libera al tetto agli stipendi dei dipendenti. Come si dice da tanto tempo, la possibilità di autodeterminarsi delle Camere permetterebbe ad entrambi i rami del Parlamento di votare misure eque. Eppure....
http://www.goleminformazione.it/articoli/autodichia-parlamento-stipendi-taglio-tetto-ufficio-presidenza.html#.VCsSYUt_PFF
Udite udite: l'ufficio di presidenza della Camera dei Deputati martedì 30 settembre ha votato il via libera al tetto agli stipendi dei dipendenti. Come si dice da tanto tempo, la possibilità di autodeterminarsi delle Camere permetterebbe ad entrambi i rami del Parlamento di votare misure eque. Eppure....
http://www.goleminformazione.it/articoli/autodichia-parlamento-stipendi-taglio-tetto-ufficio-presidenza.html#.VCsSYUt_PFF
lunedì 22 settembre 2014
Stipendi dipendenti Camere: Testa/Gerardi. I Presidenti delle Camere non hanno bisogno di aggrapparsi al feticcio dell'autodichia per guadagnare meriti agli occhi dell'opinione pubblica

"Non è
affatto vero che le Camere avrebbero potuto non dare esecuzione ad una legge
dello Stato, quale quella che ha introdotto il tetto degli stipendi. Le leggi
dello Stato, anche grazie all'iniziativa radicale, entrano nella gestione del
personale e degli appalti delle Camere esattamente come per ogni altro organo
dello Stato. Continuare a negarlo significa misconoscere le grandi implicazioni
della sentenza n. 120, firmata da Giuliano Amato, secondo cui in nessuno Stato
del mondo vige più l'autodichia sulle questioni amministrative degli organi
costituzionali.
venerdì 9 maggio 2014
Governo, Testa e Bernardini:Renzi favorevole ad autodichia per far da scudo a sua incapacità?
Rita Bernardini Segretaria Radicali Italiani e Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro "Parlamento zona franca" lo scudo dell'Autodichia hanno dichiarato:
"Ancora una volta il presidente Renzi si nasconde dietro la dottrina dell'autodichia per giustificare la sua incapacità di attuare la politica degli annunci e delle slides: stamani ha dichiarato che non riesce ad imporre il tetto retributivo ai dipendenti delle Camere perché la legge esterna non può entrare nel Palazzo.
I radicali sostengono da anni che l'autodichia è pretestuosamente agitata, per giustificare la sottrazione alla legalità ed allo Stato di diritto dello stesso centro della Repubblica, gli organi costituzionali. I nostri argomenti (per i quali v. www.autodichia.blogspot.com) hanno convinto la Corte di cassazione, che ha visionato la proposta di legge di Rita Bernardini prima di investire la Corte costituzionale della questione.
venerdì 4 aprile 2014
Rimborsopoli - Testa, Turco: il Governo Monti con il controllo della Corte dei Conti ha interrotto la Rimborsopoli dei gruppi regionali, riuscirà Giuliano Amato ad abilitare la Corte a controllare il Parlamento?
Dichiarazione di Irene Testa, coautrice con Alessandro Gerardi del volume "Parlamento zona franca", e Maurizio Turco già membro della Commissione Affari costituzionali della Camera:
Nella sua risposta all'articolo "Che fai, li cacci?" del 3 aprile 2014 sul Fatto quotidiano, Franco Bassanini ha fatto grazia di una seconda imprecisione di Marco Travaglio sulla revisione del titolo Quinto. Secondo Travaglio "nemmeno una bocciofila rimborsa le spese ai dipendenti senza scontrini", da cui la cattiva gestione dei consigli regionali nei rimborsi ai gruppi.
Purtroppo non è così: il cortocircuito insito nella "Rimborsopoli" regionale deriva dal fatto che alla Corte dei conti era precluso - e lo è stato fino a quando il governo Monti ha emanato un apposito decreto-legge, dopo il caso Fiorito - qualsiasi controllo sulle attività a carico dei bilanci dei venti consigli regionali. Tutto questo prosegue ancora per le Camere del Parlamento nazionale, in base ad un'interpretazione che potrà cessare solo se e quando la Corte costituzionale scardinerà il dogma dell'autodichia, come da sempre chiediamo, sia dal punto di vista politico che istituzionale.
Si tranquillizzi quindi Travaglio: non solo Bassanini ministro non ebbe niente a che fare con il titolo Quinto; neppure il governo di cui faceva parte, nel 2001, ebbe niente a che fare con il "via libera" a Rimborsopoli, come indirettamente si vuol far credere. Anzi: il decreto Monti, che ha riportato sotto controllo le spese dei gruppi regionali, è stato accolto con favore da un fondamentale articolo di Giuliano Amato (che di Bassanini ministro era stato il Presidente, nel 2001) intitolato "I soldi di tutti e l'autodichia". Il Presidente Amato ha oggi l'occasione di completare l'opera, essendo il relatore da giudice costituzionale sull'ordinanza della Cassazione contro l'autodichia: noi siamo fiduciosi che sarà coerente, per convinzione profonda e non certo per dare torto alla confusa controstoria di Travaglio." - See more at: http://radicali.it/comunicati/20140404/rimborsopoli-testa-turco-radicali-governo-monti-con-controllo-della-corte-dei-co#sthash.9G2h9Us9.dpuf
Nella sua risposta all'articolo "Che fai, li cacci?" del 3 aprile 2014 sul Fatto quotidiano, Franco Bassanini ha fatto grazia di una seconda imprecisione di Marco Travaglio sulla revisione del titolo Quinto. Secondo Travaglio "nemmeno una bocciofila rimborsa le spese ai dipendenti senza scontrini", da cui la cattiva gestione dei consigli regionali nei rimborsi ai gruppi.
Purtroppo non è così: il cortocircuito insito nella "Rimborsopoli" regionale deriva dal fatto che alla Corte dei conti era precluso - e lo è stato fino a quando il governo Monti ha emanato un apposito decreto-legge, dopo il caso Fiorito - qualsiasi controllo sulle attività a carico dei bilanci dei venti consigli regionali. Tutto questo prosegue ancora per le Camere del Parlamento nazionale, in base ad un'interpretazione che potrà cessare solo se e quando la Corte costituzionale scardinerà il dogma dell'autodichia, come da sempre chiediamo, sia dal punto di vista politico che istituzionale.
Si tranquillizzi quindi Travaglio: non solo Bassanini ministro non ebbe niente a che fare con il titolo Quinto; neppure il governo di cui faceva parte, nel 2001, ebbe niente a che fare con il "via libera" a Rimborsopoli, come indirettamente si vuol far credere. Anzi: il decreto Monti, che ha riportato sotto controllo le spese dei gruppi regionali, è stato accolto con favore da un fondamentale articolo di Giuliano Amato (che di Bassanini ministro era stato il Presidente, nel 2001) intitolato "I soldi di tutti e l'autodichia". Il Presidente Amato ha oggi l'occasione di completare l'opera, essendo il relatore da giudice costituzionale sull'ordinanza della Cassazione contro l'autodichia: noi siamo fiduciosi che sarà coerente, per convinzione profonda e non certo per dare torto alla confusa controstoria di Travaglio." - See more at: http://radicali.it/comunicati/20140404/rimborsopoli-testa-turco-radicali-governo-monti-con-controllo-della-corte-dei-co#sthash.9G2h9Us9.dpuf
lunedì 24 marzo 2014
Stipendi manager pubblici. Irene Testa: In parlamento impossibile ridurli per colpa Autodichia. Le Camere sottratte alla legge esterna
Dichiarazione di Irene Testa, dirigente Radicale e coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro "Parlamento zona franca" lo scudo dell'Autodichia ha dichiarato:
L'applicazione della legge Monti sul tetto retributivo ai dirigenti del settore pubblico è più facile per Sarmi e Moretti che per i Segretari generali delle Camere. Essi sono sottratti dall'applicazione della legge "esterna" in virtù dell'applicazione della teoria dell'autodichia parlamentare, per cui si fanno scudo dietro la necessità di un'improbabile intesa con le dodici sigle sindacali sollecitata dalla vicepresidente della Camera Sereni. La Camera se la canta e se la suona, quando si tratta di affitti d'oro, di limiti alle retribuzioni, di trattamento del personale. Se però Matteo Renzi vuole contribuire allo sforzo di dare ingresso alla legge anche nelle quattro mura dei palazzi della politica, può farlo accogliendo la richiesta contenuta nella lettera pervenutagli venerdì scorso dai Radicali http://www.radicali.it/ comunicati/20140321/ autodichia-radicali-scrivono- renzi-occorre-rottamarla- governo-non-si-costituisca. Se il Governo non compare in udienza domani, davanti alla Corte costituzionale, darà un segnale importante rispetto ad una ricostruzione che sostengono soltanto le Camere, contro tutta la dottrina giuridica e contro le sentenze europee: che, cioè, per dare ingresso nelle Camere alla legge occorra una delibera delle Camere stesse. Con le resistenze interne ed il lobbismo indiretto, in conflitto di interessi, che si può facilmente prevedere da parte dei rispettivi Segretari generali."
venerdì 21 marzo 2014
AUTODICHIA: I RADICALI SCRIVONO A RENZI: OCCORRE ROTTAMARLA. IL GOVERNO NON SI COSTITUISCA, LASCI DECIDERE LA CONSULTA
Signor Matteo RENZI
Presidente del consiglio dei ministri
Presidente del consiglio dei ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna
00186 ROMA
Roma, 21marzo 2014
Presidente,
abbiamo certamente apprezzato che -nella rielaborazione conseguente al ritiro del decreto-legge n. 151, deciso dal Suo governo appena insediato - non sia stato riproposto l'emendamento all'art. 2, consentendo in questo modo, come disposto, il recesso annuale automatico dai contratti d'affitto da parte delle pubbliche amministrazioni, in linea con quanto già previsto dal Governo Monti (art 3 del decreto 95/2012), che affrontava la questione degli affitti d'oro della Camera. Eppure, un cambio di passo del Governo nelle questioni amministrative del Parlamento non può limitarsi a questo: finora l'atteggiamento del Governo è apparso troppo tenue e balbettante nell'affrontare la disonorevole situazione giuridica da cui ebbe origine il regime derogatorio di cui ha approfittato il costruttore Scarpellini.
Che cosa impediva ad applicare alla Camera le usuali procedure di legge sul potere di disdetta e mancato rinnovo delle locazioni con amministrazioni pubbliche? Il problema, onorevole Presidente, è l'autodichia. Da che rimane intatto un tal retaggio, si è alimentato molto del discredito che si va riversando sulle Istituzioni democratiche. Per recidere il groviglio dell'autodichia, è stata investita la Corte costituzionale: eppure anche il Governo può fare qualcosa, per superare questo sistema unico al mondo.
È già avvenuto che la Presidenza del consiglio abbia negato mandato all'avvocatura dello Stato a costituirsi "in difesa dello status quo" a palazzo della Consulta. È avvenuto con un'altra questione di costituzionalità sollevata dalla Cassazione, quella sulla legge elettorale. Può e deve avvenire, ora, anche per la questione sollevata dalle sezioni unite civili della Cassazione contro l'autodichia con ordinanza n. 10400 del 2013. Nella mattina di martedì 25 marzo prossimo la Corte costituzionale esaminerà la cosiddetta autodichia. Camera e Senato la invocano, ad ogni pie' sospinto, per giustificare la sottrazione delle loro amministrazioni all'automatica applicazione della legge esterna.
Al momento la Presidenza del consiglio è costituita in giudizio a difesa del Senato contro la Corte di cassazione. Quest'ultima, anche dopo aver visionato la proposta di legge radicale della scorsa legislatura, ha avanzato il dubbio che l'antico privilegio sia contrario alla Costituzione ed ai trattati internazionali.
I Radicali si aspettano, dopo la relazione del professor Giuliano Amato, parlino solo le parti private, e che il Governo non intervenga in una questione che, in fin dei conti, è di mero diritto civile. Se Enrico Letta l'ha fatto per il Porcellum, astenendosi dal difendere la legge, è lecito richiedere a Lei di lasciare i quindici giudici della Corte liberi di decidere sull'autodichia, ritirando la costituzione in giudizio dell'Avvocatura dello Stato.
Sarebbe anche questo l'indizio di un cambio di passo, superando l'anomalìa per la quale il nostro è l'unico Paese al mondo che attribuisce questo potere al suo Parlamento.
Se le Presidenze delle Camere hanno sin qui fatto orecchio da mercante alla nostra richiesta, siamo convinti che il Governo possa e debba dimostrare maggiore disinteresse, sulla questione.
Presidente, ritiri ogni atto depositato dall'avvocatura dello Stato e lasci la Corte determinarsi secondo scienza e coscienza.
La professionalità e la competenza giuridica del Relatore in Corte, che è stato anche autorevole parlamentare e due volte Presidente del consiglio, non necessita di ulteriori "interventi a difesa della legge"; ciò tanto più che, finora, la memoria del Governo s'è ridotta ad una clonazione delle memorie delle Camere. Il collegio giudicante è già nelle migliori condizioni per decidere e portarci ad uno standardeuropeo anche su questa questione.
Attendiamo fiduciosi
Irene Testa On.le Rita Bernardini
Radicale e coautrice del libro "Parlamento Zona Franca" lo scudo dell'autodichia Segretaria di Radicali Italiani
Avv. Alessandro Gerardi On.le Maurizio Turco
Coautore del libro "Parlamento Zona Franca" lo scudo dell'autodichia Tesoriere del Partito Radicale
mercoledì 19 marzo 2014
25 MARZO MATTEO RENZI RINUNCI AD AUTODICHIA. SAREBBE L'INIZIO DI UN CAMBIO DI PASSO
"Nella mattina di martedì 25 marzo prossimo la Corte costituzionale esaminerà la cosiddetta autodichia. Camera e Senato la invocano, ad ogni pie' sospinto, per giustificare la sottrazione delle loro amministrazioni all'automatica applicazione della legge esterna.
Al momento la Presidenza del consiglio è costituita in giudizio a difesa del Senato contro la Corte di cassazione. Quest'ultima, anche dopo aver visionato la proposta di legge radicale della scorsa legislatura, ha avanzato il dubbio che l'antico privilegio sia contrario alla Costituzione ed ai trattati internazionali.
I radicali si aspettano, dopo la relazione del professor Giuliano Amato, parlino solo le parti private, e che il Governo non intervenga in una questione di diritti civili e di danno da demansionamento. Se Enrico Letta l'ha fatto per il Porcellum, astenendosi dal difendere la legge, è lecito richiedere a Matteo Renzi di lasciare i quindici giudici della Corte liberi di decidere sull'autodichia, ritirando la costituzione in giudizio dell'Avvocatura dello Stato.
Sarebbe anche questo l'indizio di un cambio di passo, superando l'anomalìa per la quale il nostro è l'unico Paese al mondo che attribuisce questo potere al suo Parlamento.
Rita Bernardini Segretaria Radicali Italiani e Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro "Parlamento zona franca" lo scudo dell'Autodichia hanno dichiarato:www.autodichia.blogspot.com
lunedì 10 marzo 2014
Stipendi d'oro alla Camera/Autodichia. Intervista a Irene Testa
Irene Testa coautrice del libro Parlamento Zona Franca a Quinta Colonna al minuto 22 e qualcosa..
Parlamento Zona Franca. Report intervista Irene Testa su Autodichia
Report, al minuto 5 e qualcosa...
Intervista a Irene Testa coautrice del libro Parlamento Zona Franca: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fe919bae-2946-4e57-9a72-3b164b94162d.html
Intervista a Irene Testa coautrice del libro Parlamento Zona Franca: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fe919bae-2946-4e57-9a72-3b164b94162d.html
Istituzioni celate. Irene Testa ci spiega perché la Corte dei Conti non può mettere il naso nelle spese dei gruppi consiliari in Regione

di Roberto
Tangianu
All'indomani degli arresti che vedono coinvolti
esponenti del Consiglio regionale sardo per le spese fuori controllo del gruppo
consiliare, Irene Testa, Radicale sarda da anni stabilitasi a Roma, ha
recentemente ha approfondito alcune dinamiche politiche, fino a denunciare, in
un libro di cui è coautrice - "Parlamento Zona Franca. Le camere e lo
scudo dell'autodichia" - quello che lei definisce un sistema di protezioni
istituzionali che garantisce uno scudo impenetrabile agli organi di controllo
della giustizia amministrativa nei diversi settori della politica.
Irene
Testa, può dirci in che cosa la sua attività a Roma può essere un contributo
alla gestione della cosa pubblica nella nostra Regione?
Il nostro è un partito che la scorsa legislatura ha
avuto una forte proiezione istituzionale, che mi ha consentito - collaborando
con Rita Bernardini, l'avvocato Gerardi e altri - di cogliere alcune falle nel
regime di controllo sulle spese degli organismi rappresentativi. Per esempio, è
nostro l'emendamento 1.24 con cui si chiese di sopprimere il divieto per la
Corte dei Conti di visionare i rendiconti delle spese dei consigli regionali.
Ora Monti ha introdotto, dopo lo scandalo Fiorito in regione Lazio, un
controllo sui gruppi consiliari, ma il Consiglio regionale in sé resta ancora
senza controllo contabile. Diciamo che se i gruppi consiliari si mettono
d'accordo nel moltiplicare i loro fondi, non ci può essere comunque un
controllo a valle della Corte sul consuntivo del Consiglio. Continua
“Sembra un vezzo, una reminiscenza per storici o un’argomentazione da accademici e giuristi”, spiega Irene Testa “e invece è il cuore stesso del problema Italia, quello che ha consentito e consente al sistema partitocratico di vivere, alimentarsi, e diffondersi corrompendo ogni anfratto della vita pubblica”.

E’ inutile girarci intorno, in Italia c’è uno Stato nello Stato. E, attenzione, non è San Marino non è il Vaticano. La zona franca dove non entrano guardia di finanza, magistratura ordinaria e contabile e neppure il giudice del lavoro è tutta nel centro di Roma, prolifera nel cuore stesso della nostra bella e vituperata democrazia. I suoi confini triangolano tra le assemblee elettive di Camera e Senato, il Quirinale e gli organi costituzionali. Cos’hanno in comune? Il fatto che incidentalmente, da dentro, s’illuminano spiragli su decisioni, conti e costi che destano improvviso scandalo: lo stipendio stellare del funzionario inamovibile, la nomina discutibile, l’appalto opaco che sfugge al controllo della Corte dei Conti, fino alla gestione dei bilanci interni che è tanto autonoma e inconoscibile nei dettagli da consentire a chi li firma di proclamare grandi risparmi che si rivelano, puntualmente, falsi. La breccia si richiude subito, senza disturbare troppo gli inquilini, fino al prossimo lampo di cronaca. La chiave della sacra porta dello “Stato nello Stato” ha incisa una parola antica e carica di suggestioni: “Autodichia”. E che significa? Neppure chi ne beneficia – onorevoli, funzionari e dipendenti degli alti organi dello Stato – lo sa esattamente. Per lo Zanichelli è la “potestà riconosciuta alle Camere e alla Corte Costituzionale di giudicare, sostituendosi in ciò agli organi della giustizia amministrativa, sulle controversie relative al rapporto di impiego del personale da essi dipendente”.
Ma anche di regolare gli appalti lontano dalle maglie del codice dei contratti pubblici e dai controlli della Corte dei Conti. Nasce dal potere di giudicare ammissibilità e permanenza di un proprio membro anche di fronte alle richieste della giustizia ordinaria: ma mentre questo si ricava in Costituzione (art. 66 anche se tutte le revisioni costituzionali proposte cercano di superarlo), il principio ha dato luogo ad una estensione– mai introdotta espressamente nell’ordinamento – che sottrae alla legge ordinaria perfino le funzioni amministrative, che nulla hanno a che vedere con l’esercizio delle funzioni costituzionali. Gli esperti di diritto hanno spesso dibattuto l’argomento. Chi difendendo a spada tratta un principio nato per una ragione nobile di autonomia e indipendenza della rappresentanza politica dall’ingerenza di altri poteri (in origine quello monarchico, poi giudiziario). Chi perorando possibili contrappesi o denunciando gli effetti deleteri dell’autodichia sulla vita democratica.
I radicali Irene Testa e Alessandro Gerardi ne hanno scritto un libro (“Parlamento zona franca. Le camere e lo scudo dell’autodichia”, edito da Rubbettino) che spiega, tra cronaca politica e analisi giuridica, quanto siamo lontani dalle nobili origini.
Autodichia, la “zona franca” dello Stato nello Stato: ecco dove non entrano i giudici

E’ inutile girarci intorno, in Italia c’è uno Stato nello Stato. E, attenzione, non è San Marino non è il Vaticano. La zona franca dove non entrano guardia di finanza, magistratura ordinaria e contabile e neppure il giudice del lavoro è tutta nel centro di Roma, prolifera nel cuore stesso della nostra bella e vituperata democrazia. I suoi confini triangolano tra le assemblee elettive di Camera e Senato, il Quirinale e gli organi costituzionali. Cos’hanno in comune? Il fatto che incidentalmente, da dentro, s’illuminano spiragli su decisioni, conti e costi che destano improvviso scandalo: lo stipendio stellare del funzionario inamovibile, la nomina discutibile, l’appalto opaco che sfugge al controllo della Corte dei Conti, fino alla gestione dei bilanci interni che è tanto autonoma e inconoscibile nei dettagli da consentire a chi li firma di proclamare grandi risparmi che si rivelano, puntualmente, falsi. La breccia si richiude subito, senza disturbare troppo gli inquilini, fino al prossimo lampo di cronaca. La chiave della sacra porta dello “Stato nello Stato” ha incisa una parola antica e carica di suggestioni: “Autodichia”. E che significa? Neppure chi ne beneficia – onorevoli, funzionari e dipendenti degli alti organi dello Stato – lo sa esattamente. Per lo Zanichelli è la “potestà riconosciuta alle Camere e alla Corte Costituzionale di giudicare, sostituendosi in ciò agli organi della giustizia amministrativa, sulle controversie relative al rapporto di impiego del personale da essi dipendente”.
Ma anche di regolare gli appalti lontano dalle maglie del codice dei contratti pubblici e dai controlli della Corte dei Conti. Nasce dal potere di giudicare ammissibilità e permanenza di un proprio membro anche di fronte alle richieste della giustizia ordinaria: ma mentre questo si ricava in Costituzione (art. 66 anche se tutte le revisioni costituzionali proposte cercano di superarlo), il principio ha dato luogo ad una estensione– mai introdotta espressamente nell’ordinamento – che sottrae alla legge ordinaria perfino le funzioni amministrative, che nulla hanno a che vedere con l’esercizio delle funzioni costituzionali. Gli esperti di diritto hanno spesso dibattuto l’argomento. Chi difendendo a spada tratta un principio nato per una ragione nobile di autonomia e indipendenza della rappresentanza politica dall’ingerenza di altri poteri (in origine quello monarchico, poi giudiziario). Chi perorando possibili contrappesi o denunciando gli effetti deleteri dell’autodichia sulla vita democratica.
I radicali Irene Testa e Alessandro Gerardi ne hanno scritto un libro (“Parlamento zona franca. Le camere e lo scudo dell’autodichia”, edito da Rubbettino) che spiega, tra cronaca politica e analisi giuridica, quanto siamo lontani dalle nobili origini.
mercoledì 26 febbraio 2014
L’autodichia al giudizio della Consulta. La politica a chilometri zero
Nelle ultime sedute delle Camere di tutto si è parlato fuor che di misure generali. Una politica che contempla il proprio ombelico può sostituire, in un'Aula legislativa, l'attenzione per le tematiche del Paese nella sua interezza?
Dep. LOMBARDI: Ora ci domandiamo su quali personaggi invece voi facciate affidamento (…) Qualcuno lo abbiamo visto nel corso dell'esame della legge di stabilità e siamo riusciti anche a cacciarli: i lobbisti. Parlo di Tivelli, che siamo riusciti a tirar fuori dal mercato del Parlamento, ma tanti altri ce ne sono e tanti altri ne tireremo fuori nei prossimi mesi. Quindi, voi fate affidamento su questi personaggi, che sono portatori di interessi di grossi gruppi di potere e non certo dei cittadini. (Resoconto stenografico dell'Assemblea della Camera dei deputati di mercoledì 19 febbraio 2014)
a questo link l'articolo: http://www.goleminformazione.it/commenti/autodichia-udienza-corte-costituzionale.html#.Uw5e4XlSJrN
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