"Non è
affatto vero che le Camere avrebbero potuto non dare esecuzione ad una legge
dello Stato, quale quella che ha introdotto il tetto degli stipendi. Le leggi
dello Stato, anche grazie all'iniziativa radicale, entrano nella gestione del
personale e degli appalti delle Camere esattamente come per ogni altro organo
dello Stato. Continuare a negarlo significa misconoscere le grandi implicazioni
della sentenza n. 120, firmata da Giuliano Amato, secondo cui in nessuno Stato
del mondo vige più l'autodichia sulle questioni amministrative degli organi
costituzionali.
Invece di
cogliere l'occasione del dibattito parlamentare sulla conversione del decreto
Renzi per adeguarlo alla peculiarità della situazione del personale delle
Camere (come pure proponeva un emendamento dell'onorevole Di Gioia), i vertici
delle Camere continuano a baloccarsi con adeguamenti incompleti, parcellizzati
e, comunque, suscettibili di violazione della riserva di legge dell'articolo 23
della Costituzione.
I Presidenti
delle Camere non hanno bisogno di aggrapparsi al feticcio dell'autodichia per
guadagnare meriti agli occhi dell'opinione pubblica: facessero piuttosto il
loro dovere e riconoscessero la giurisdizione della Cassazione quando, il 18
novembre prossimo, sarà chiamata a dare seguito alle indicazioni della Corte
costituzionale."
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