Irene Testa, coautrice con Alessandro Gerardi del libro: "Parlamento Zona Franca", e Maurizio Turco, tesoriere del Partito radicale, hanno così commentato la sentenza odierna della Corte di giustizia dell'Unione europea sui precari della scuola:
"La prima conclusione della sentenza della Corte di Lussemburgo sui precari trascende il caso della scuola e si rivolge a tutti i datori di lavoro, sia pubblico che privato: non esistono ambiti esenti dall'obbligo di prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato".
"Se l'appartenenza al pubblico impiego non è in sé una “ragione obiettiva” che giustifica tali contratti, meno che mai può allora esserlo il lavoro all'interno dei Palazzi della politica. L'autodichia delle Camere ha finora coperto procedure di selezione condotte, dietro la scusa dell'urgenza, con scarsissima evidenza pubblica e, soprattutto, con rinnovi periodici: per alcuni contratti di dattilografia, in spregio di ogni normativa nazionale ed europea, ci si sta avvicinando al decimo anno di rinnovo, tutti concessi anno per anno tenendo le interessate sotto il perpetuo ricatto del mancato rinnovo".
"Non credano le amministrazioni degli organi costituzionali di cavarsela come hanno fatto in passato, cacciando la polvere sotto il tappeto: quando, grazie alla nostra battaglia, sarà il giudice ordinario ad esercitare competenza su questi contratti, la stessa questione pregiudiziale sollevata per i precari della scuola dal tribunale di Napoli potrà essere sollevata dal giudice di Roma. Il ricatto occupazionale, allora, dovrà cedere il passo ad una gestione amministrativa meno rudimentale e più consapevole dei diritti di tutti i lavoratori, anche all'interno del Palazzo".
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