venerdì 29 luglio 2016

Ora serve una legge per proteggere i “whistleblower”

In Italia le gole profonde della pubblica amministrazione non sono ancora molte, nonostante gli sforzi dell’Anac di Cantone. Ora da diverse parti arriva la richiesta di dedicare una legge alla tutela di chi denuncia la corruzione, anche alla Camera, Senato, Csm, Corte Costituzionale e Quirinale

 

martedì 26 luglio 2016

“Riforma costituzionale? Un’occasione persa, parola di funzionario del Senato”

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“Riforma costituzionale? Un’occasione persa, parola di funzionario del Senato” di Gabriele Maestri su termometropolitico.it 

riforma senato

In questi mesi che precedono il referendum confermativo della riforma costituzionale, in molti stanno rendendo pubblica la loro intenzione di voto: politici ovviamente, ma anche giuristi, imprenditori, personaggi noti. Era sostanzialmente mancata, invece, la voce di una categoria direttamente investita dalla riforma: i funzionari di quel Senato che cambierà volto, ma per il quale continueranno a lavorare. Uno di loro, Giampiero Buonomo, consigliere parlamentare, entrato per concorso al Senato trent’anni fa, si è nettamente schierato contro la riforma, partecipando con un contributo al volume No allo sfregio della Costituzione (Licosia edizioni).
Facile pensare, probabilmente, che la posizione sia dettata da “istinti di conservazione” del posto di lavoro; è lo stesso Buonomo, tuttavia, a spiegare che il suo “no” è motivato, più che dal contenuto della riforma, da quello che non c’è. Il testo approvato dalle Camere – a suo dire – non fa l’unica cosa che sarebbe servita davvero per mettere sotto controllo i costi della macchina parlamentare: non interviene cioè sull’autodichia e su quegli istituti che, nei fatti, non sottopongono l’operato dell’amministrazione parlamentare al controllo dei giudici (e della Corte dei conti). Per Buonomo, che da anni studia e si batte per un cambio di rotta sull’amministrazione delle Camere, il non avere compiuto questo passo nella riforma (a dispetto di qualche tentativo socialista) è un’occasione persa.

mercoledì 20 luglio 2016

NON SIAMO DEI PINOCCHI NEL PAESE DEI BALOCCHI


Irene Testa, promotrice della campagna NOAutodichia, commenta così le dichiarazioni rese stamattina in Assemblea dalla senatrice Denis Lo Moro:

«Non è assolutamente vero che i dipendenti "sono entrati in servizio al Senato della Repubblica con un regolare concorso sapendo che le regole sono diverse, anche dal punto di vista della giustizia, da quelle ordinarie". Sorprende che un magistrato in aspettativa parlamentare - tanto autorevole da essere stato designato dal governo Renzi al Consiglio di Stato - cada in questo luogo comune tanto falso quando capzioso.

Al momento della lettura del bando di concorso nessuno, dal più giovane dei commessi al Segretario generale, ha mai sottoscritto la clausola di rinuncia al diritto ad un "giudice vero", cui rivolgersi per la tutela dei diritti di qualsiasi lavoratore italiano. Nessuno ha mai siglato con Mefistofele un patto demoniaco; come dimostra il contenzioso giunto dinanzi alle più alte Corti, il dipendente non ha rinunciato per soldi alla dignità personale e professionale.