Siamo giunti in possesso della lettera che l'autore del ricorso contro l'autodichia ha inviato la settimana scorsa a tutti i dipendenti del Senato. Eccola:
"Cari Tutti,
apprendo con favore, dalla mail recentemente diramata da alcuni sindacati,
che le doglianze di moltissimi dipendenti - contro le recenti decisioni del
Consiglio di Presidenza in materia retributiva - potranno giovarsi delle
vicende legali che in assoluta solitudine sostengo, da almeno nove anni, ad esito del demansionamento illegittimamente subìto, positivamente riconosciuto (allo stato unico caso) e passato in giudicato nel 2006.
I risultati – in parte già intervenuti e quelli successivi – sono patrimonio di tutti, ed a chiunque è permesso di valersene o di
augurarsi, con me, una evoluzione pienamente favorevole e definitiva.
Desidero però svolgere le ragioni che non mi consentono di essere parte del percorso da Voi delineato.
Non credo che l'eventuale fine dell’autodichia possa lasciare il Senato così com’è, con l'aggiunta di un giudice esterno. Credo invece che il passaggio da "sudditi" a cittadini richieda uno sforzo a tutti, ai
vertici come a noi. Si rimarrebbe "sudditi" - per esempio - qualora chi è
preposto dovesse rivelarsi incline a ritardare una soluzione quadro, che
offra legittime tutele a tutte le fasce generazionali dei dipendenti.
Non spetta a me delineare l’indirizzo da seguire, sul quale
sono state già avanzate – tra gli altri dal senatore Enrico Buemi, come si
può vedere consultando il sito ((
http://www.lindro.it/wp-
)) - proposte significative alla Presidenza del Senato. Dalla loro lettura,
mi limito a notare che un'effettiva trasparenza degli atti amministrativi è
la migliore garanzia della buona gestione delle risorse; proprio grazie
all'affermazione dello Stato di diritto abbiamo l’opportunità di dare
certezze a chi lavora in Parlamento.
Aprire un tavolo negoziale, su questa nuova visione delle
amministrazioni costituzionali, ci consentirebbe di fronteggiare - con
dignità - ipotesi demagogiche, di cui certo non mancano i promotori tra le
varie componenti sociali del nostro Paese.
Cordialmente, Piero Lorenzoni"
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