Caro direttore,
vorrei rispondere alla lettera di Domenico Mossello con alcune precisazioni:
1. i dipendenti delle Camere hanno posizioni variegate, sulla questione retributiva: alcuni hanno fatto ricorso ai giudici domestici, altri al giudice esterno (TAR e/o giudice del lavoro), altri ad ambedue, altri a nessuno dei due;
2. un dipendente del Senato è davanti alla Cassazione dal 2011 (quindi ben prima che qualsiasi questione retributiva fosse non diciamo nota, ma neppure pensata) contestando l’autodichia: nonostante le nostre richieste né Grasso né Boldrini hanno mai accettato di desistere dalla difesa dell’autodichia, su una questione di demansionamento accertato e di diritti della persona lesi;
3. l’unico Autore che, dall’interno delle Camere, contesta scientificamente l’autodichia, lo fa dal 1998, con articoli pubblicati da riviste giuridiche - e l’ultima anche ripresa dal nostro sito ((
http://autodichia.blogspot.it)) - senza che questo abbia giovato alla sua carriera amministrativa, se è vero che è l’unico ad essere stato “scavalcato” nella recente nomina dei 13 direttori del Senato.
Quindi non ci pare che la battaglia contro l’autodichia sia improvvisamente diventata più facile, alla vigilia della decisiva udienza delle sezioni unite civili della Cassazione del 18 novembre prossimo sul caso del demansionamento in Senato. Comunque invitiamo Mossello, e con lui tutti i lettori di ItaliaOggi, a sintonizzarsi su radio radicale per giudicare da soli la difesa dell’autodichia che frapporranno le Camere.
Per la nostra esperienza, si è trattato e si tratta di una difesa assai strenua, della quale i dipendenti non portano alcuna responsabilità, rispondendo a gestioni amministrative opache che dagli stessi sono soltanto subìte.
Irene Testa
Coautrice insieme all’avvocato Alessandro Gerardi del libro “Parlamento Zona Franca” lo scudo dell’Autodichia.