Proprio nel luogo in cui nasce la legge del nostro Paese, quella stessa legge non ha diritto di entrare. E' questo il risultato dell'autodichia, una prerogativa del parlamento italiano che affida ad appena una ventina di persone (i componenti dell'ufficio di presidenza di ciascuna camera) la più totale autonomia decisionale in numerosi ambiti, sfuggendo al controllo, tra gli altri, della legge ordinaria, della Guardia di Finanza, della Corte dei Conti e degli ispettori del lavoro.
mercoledì 6 novembre 2013
SENATO/RADICALI. IL PARLAMENTO E' UNA ZONA FRANCA, ABROGARE AUTODICHIA SE SI VUOLE TRASPARENZA
Dichiarazione di Irene Testa, dirigente Radicale e coautrice con l'avvocato Alessandro Gerardi del libro 'Parlamento Zona Franca', Rubbettino
Fino a quando non si metterà mano all'autodichia parlamentare, le Camere non saranno mai trasparenti. E' impensabile che là dove neanche la Corte dei Conti può controllare ciò che avviene nell'ambito dei bilanci dei gruppi parlamentari o nell'amministrazione del lavoro, passando dalla gestione del patrimonio immobiliare alla materia appaltistica, il Parlamento continuerà a ricorrere all'alibi dell'autodichia per sottrarsi ai rigori della legge esterna; quella stessa legge, che invece vale per ogni altra pubblica amministrazione e, soprattutto, per ogni cittadino. Siamo dunque al paradosso: nel luogo dove avviene il processo di formazione delle leggi, occorre ottenere il "permesso" di venti persone (i componenti degli Uffici di Presidenza) per dare accesso alla legge nell'ambito della presunta "autonomia costituzionale" della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Finché le immunità parlamentari verranno impropriamente invocate a tutela di quegli ambiti che esulano dalla funzione tipica delle Camere e che sono invece propri di qualsiasi altro organo o pubblica amministrazione, il Parlamento continuerà ad essere una zona franca sottratta alla grande regola dello Stato di Diritto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento