Proprio nel luogo in cui nasce la legge del nostro Paese, quella stessa legge non ha diritto di entrare. E' questo il risultato dell'autodichia, una prerogativa del parlamento italiano che affida ad appena una ventina di persone (i componenti dell'ufficio di presidenza di ciascuna camera) la più totale autonomia decisionale in numerosi ambiti, sfuggendo al controllo, tra gli altri, della legge ordinaria, della Guardia di Finanza, della Corte dei Conti e degli ispettori del lavoro.
venerdì 29 luglio 2016
martedì 26 luglio 2016
“Riforma costituzionale? Un’occasione persa, parola di funzionario del Senato”
http://www.termometropolitico.it/1226184_funzionario-senato-riforma-costituzionale-occasione-persa.html
“Riforma costituzionale? Un’occasione persa, parola di funzionario del Senato” di Gabriele Maestri su termometropolitico.it
“Riforma costituzionale? Un’occasione persa, parola di funzionario del Senato” di Gabriele Maestri su termometropolitico.it
In questi mesi che precedono il referendum confermativo della riforma costituzionale, in molti stanno rendendo pubblica la loro intenzione di voto: politici ovviamente, ma anche giuristi, imprenditori, personaggi noti. Era sostanzialmente mancata, invece, la voce di una categoria direttamente investita dalla riforma: i funzionari di quel Senato che cambierà volto, ma per il quale continueranno a lavorare. Uno di loro, Giampiero Buonomo, consigliere parlamentare, entrato per concorso al Senato trent’anni fa, si è nettamente schierato contro la riforma, partecipando con un contributo al volume No allo sfregio della Costituzione (Licosia edizioni).
Facile pensare, probabilmente, che la posizione sia dettata da “istinti di conservazione” del posto di lavoro; è lo stesso Buonomo, tuttavia, a spiegare che il suo “no” è motivato, più che dal contenuto della riforma, da quello che non c’è. Il testo approvato dalle Camere – a suo dire – non fa l’unica cosa che sarebbe servita davvero per mettere sotto controllo i costi della macchina parlamentare: non interviene cioè sull’autodichia e su quegli istituti che, nei fatti, non sottopongono l’operato dell’amministrazione parlamentare al controllo dei giudici (e della Corte dei conti). Per Buonomo, che da anni studia e si batte per un cambio di rotta sull’amministrazione delle Camere, il non avere compiuto questo passo nella riforma (a dispetto di qualche tentativo socialista) è un’occasione persa.
mercoledì 20 luglio 2016
NON SIAMO DEI PINOCCHI NEL PAESE DEI BALOCCHI
Irene Testa, promotrice della
campagna NOAutodichia, commenta così le dichiarazioni rese stamattina in
Assemblea dalla senatrice Denis Lo Moro:
«Non è assolutamente
vero che i dipendenti "sono entrati
in servizio al Senato della Repubblica con un regolare concorso sapendo che le
regole sono diverse, anche dal punto di vista della giustizia, da quelle
ordinarie". Sorprende che un magistrato in aspettativa parlamentare -
tanto autorevole da essere stato designato dal governo Renzi al Consiglio di
Stato - cada in questo luogo comune tanto falso quando capzioso.
Al momento della
lettura del bando di concorso nessuno, dal più giovane dei commessi al
Segretario generale, ha mai sottoscritto la clausola di rinuncia al diritto ad
un "giudice vero", cui rivolgersi per la tutela dei diritti di
qualsiasi lavoratore italiano. Nessuno ha mai siglato con Mefistofele un patto
demoniaco; come dimostra il contenzioso giunto dinanzi alle più alte Corti, il
dipendente non ha rinunciato per soldi alla dignità personale e professionale.
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