Rita
Bernardini, segretaria di Radicali italiani, ed Irene Testa, coautrice del
libro "Parlamento zona franca" edito da Rubbettino, in riferimento
alla polemica tra il presidente del parlamentino umbro Brega e Bruno Vespa,
hanno dichiarato:
"Se il presidente
Brega vuole rendere più efficace la sua confutazione della vena populistica
assunta di recente da Vespa, non dovrebbe cavarsela col dire che le Regioni
hanno già provveduto all'adeguamento degli ordinamenti alle misure sul
contenimento dei costi della politica: affermare questo, non significa dire
che tutto quello che c'era da fare sia stato fatto.
Una potente lobby regionale ha infatti impedito che
nel decreto Monti dell'anno scorso fosse approvato l'emendamento 1.24, con il
quale i senatori radicali chiedevano il controllo esterno sui rendiconti dei
consigli regionali: col risultato che è ancora possibile invocare una lontana
legge del 1973 per sottrarre, al giudizio della Corte dei conti, il documento
contabile fondamentale dei venti parlamentini regionali.
La chiave per uscire
dall'antipolitica non è chiudersi nei privilegi, ma aprirsi alla trasparenza ed
al controllo: non deve più verificarsi che il Consiglio regionale della
Basilicata cerchi di evitare la condanna per danno erariale - arrecato da una
consulenza esterna attivata dal locale Consiglio di Presidenza - invocando
l'insindacabilità dei suoi componenti. Deve essere chiaro che gli atti di
funzionamento delle assemblee elettive, a qualsiasi livello, sfuggono a
qualsiasi autodichia e sono sottoposti al sindacato giurisdizionale: proprio
come richiesto, per il Parlamento, dalla proposta di legge Bernardini citata
nell'ordinanza della Cassazione n. 10400 del maggio scorso.
L'accusa di alimentare ambiti di
opacità e di connivenza, tra politica ed amministrazione, si può contrastare
efficacemente solo abbandonando la rivendicazione di status privilegiati. Proprio oggi, il patto per
cambiare le relazioni sindacali all'interno dell'ente Regione Toscana - che ha
l'obiettivo di regolamentare specifici ambiti di appartenenza professionale,
indifferentemente sia per i dipendenti del Consiglio che per quelli della
Giunta - va perciò salutato come utile a propiziare una tendenziale armonizzazione
di status tra tutti i pubblici
dipendenti."